Strabismi 10

numero dedicata all'opera "Tentativo di far formare dei quadrati invece che dei cerchi intorno ad un sasso che cade nell'acqua" 1969, Gino De Dominicis


In questo numero contributi di: Federica BoraginaGianluca Codeghini, Ermanno Cristini, Luca Scarabelli, Collettivo Damp, Cecilia Mentasti, Roberto Limonta, Stefano W. Pasquini.


 

 SONO FELICE DI SMENTIRLA

di CECILIA MENTASTI

 

 

 

Da: Clelia Crespi <crespiclelia@gmail.com>

Oggetto: Gino De Dominicis - Tentativo di far formare dei

quadrati invece che dei cerchi intorno ad un sasso

che cade nell’acqua 

Data: 26 marzo 2022, 15:49

A: Maree <maree@comune.venezia.it>

 

Gentilissimi,

Spero con questa mail di trovarvi bene.

Sono una giovane ricercatrice e vi mando questa mail per

chiedere informazioni su quest’opera del 1969, di Gino De

Dominicis.

L’opera si chiama Tentativo di far formare dei quadrati invece

che dei cerchi intorno ad un sasso che cade nell’acqua ed è

fotografata da Gerry Schum.

Ora, a logica, sono consapevole della totale impossibilità di tale

obiettivo – che i cerchi al posto che concentrici siano quadrati.

Detto ciò vorrei capire se esiste una qualsivoglia condizione in

natura o artificiale per cui il moto ondoso possa invece seguire

dei quadrati.

Spero vivamente di non farvi perdere tempo con questa

domanda e spero che almeno l’opera di De Dominicis vi piaccia.

Vi ringrazio anticipatamente per qualsiasi informazione possiate

darmi.

Cordialmente,

Clelia.

 

Da: Maree <maree@comune.venezia.it>

Oggetto: Gino De Dominicis - Tentativo di far formare dei

quadrati invece che dei cerchi intorno ad un sasso

che cade nell’acqua 

Data: 28 marzo 2022, 10:25

A: Clelia Crespi <crespiclelia@gmail.com>

 

Gent.le dott.ssa,

sono felice di smentirla affermando che in natura esistono

delle condizioni meteorologiche per le quali, in specifiche

aree del pianeta, le onde marine prendono una stabile forma

quadrangolare.

Alcuni casi che conosco sono definiti davanti alle coste di Tel

Aviv in Israele, o dell’Île de Ré in Francia.

Senza fare particolari ricerche in letteratura, in internet

può trovare delle spiegazioni complete ma anche dei video

interessanti digitando la voce “see square waves”, o anche in

italiano “onde marine quadrate”.

Siamo a sua disposizione

 

Giovanni Delfino

 

RESP. CENTRO PREVISIONE E SEGNALAZIONE MAREE – CENTRO OPERATIVO GESTIONE PREVISIONI ED ALLERTAMENTI | SETTORE PROTEZIONE CIVILE, RISCHIO INDUSTRIALE E CENTRO PREVISIONE E SEGNALAZIONE MAREE | AREA POLIZIA LOCALE E SICUREZZA DEL TERRITORIO – CITTÀ DI VENEZIA

 


GDM

di LUCA SCARABELLI

 

Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto.

Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. Gino De Dominicis è morto. 


TROVARE LA QUADRA DEL CERCHIO

di GIANLUCA CODEGHINI

 

 

Ovvero giocarsi la possibilità escogitata tanto quanto l’effettiva impossibilità di giocarsela.

Trovare la quadra del cerchio è considerato un gioco di superficie. Il tavolo da gioco è la superficie dell’acqua, sensibile a variazioni ambientali, di contenuto e di contenitore, a diverse interpretazioni e speculazioni. L’ambiente è sicuramente tra i più ostici e ad alto rischio: non è pertanto consigliato cominciare a giocare senza un’esperienza adeguata, ma d’altro canto non si può fare esperienza senza giocare.

Tra le regole da ricordare c’è proprio la figura basata sul disallineamento degli obiettivi, per cui, mossa dopo mossa, ogni giocatore può attuare la propria strategia di gioco al punto tale da lasciare nella memoria il dubbio di aver cerchiato altro o di non essere stato inquadrato affatto.


BAILANDO TREGUA Y BAILANDO CÁTALA 

di ROBERTO LIMONTA

 

 

Punctum della rappresentazione è il fantasma dell’anatra cremisi al centro del vortice, allegoria messianica e sfrontata di certa apocalittica facile, centro ortogonale su cui convergono i simbolismi sparsi nell’immagine: le ruote alchemiche, l’Albero della Vita e dello Strame, l’Uomo Oscuro (Innocenzo III, secondo alcuni; più arditamente, e con meno ipocrisia, Jean de Jandun), le traiettorie di luce degli eoni, la vampa solare, la Sedia e il Barilotto. 

La sagoma nera, ossimoro di soggetti estinti o mai nati, è ritagliata sullo sfondo del desiderio geometrico, fra tralci di anafore e memento mori. Essa mima il gesto dell’impossibilità nel denunciarlo, lo temporalizza fino a raggrumarlo, furente, al centro del petto, come spettacolo che l’incombere del soggetto trattenga, eternamente inattuabile, sulla soglia. Vuoto su vuoto, prismi della propria concupiscenza, vortice e sagoma fagocitano se stessi, in masochistica competizione per l’ancestrale affronto al Tentativo, titolo massonico e cusaniano, comunque demonico. Su tutto, l’assordante assenza di segni d’interpunzione. 

La direzione di lettura, naturalmente, procede dal punto apicale del grigio, appena sotto l’angolo in alto a destra, per precipitare verso il centro occulto dell’immagine (il canneto) e poi essere rilanciata dal vortice acqueo sul fondo. Lì la sagoma ctonia sembra celare un rimpianto di purissimo azzurro, che rimanda all’Uomo Oscuro come propria nemesi, mon semblable, mon frère! Lì riposa, tiepida e indisturbata, l’inedia del leopardo, e la fuga dei punti geometrici verso la vertiginosa omogeneità dello spazio curvo ha il passo lungo e ostinato della metafora.


Omaggio a De Dominicis ispirato da Gianni Rodari 

di FEDERICA BORAGINA

 

 

“Un sasso gettato in uno stagno suscita onde concentriche che si allargano sulla superficie coinvolgendo nel loro moto, a distanze diverse, con diversi effetti, la ninfea e la canna, la barchetta di carta e il galleggiante del pescatore. Oggetti che se ne stavano ciascuno per conto proprio, nella sua pace o nel suo sonno, sono come richiamati alla vita, obbligati a reagire, a entrare in rapporto tra di loro. Altri movimenti invisibili si propagano in profondità, in tutte le direzioni, mentre il sasso precipita smuovendo alghe, spaventando pesci, causando sempre nuove agitazioni molecolari. Quando poi il fondo smuove la fanghiglia, urta gli oggetti che vi giacevano dimenticati, alcuni dei quali ora vengono dissepolti, altri ricoperti a turno della sabbia. Innumerevoli eventi, o microeventi, si succedono in un tempo brevissimo. Forse nemmeno ad avere tempo e voglia si potrebbero registrare tutti. Senza omissioni. Non diversamente una parola, gettata nella mente a caso produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni, un un movimento che interessa l’esperienza e la memoria, la fantasia e l’inconscio e che è complicato dal fatto che la stessa mente non assiste passiva alla rappresentazione, ma vi interviene continuamente, per accettare e respingere, collegare e censurare, costruire e distruggere. Prendo ad esempio la parola sasso. [...] Scrivo le lettere una sotto l’altra.”* 

 

Gino De Dominicis lancia sassi nell’acqua. Uno. Due. Tre.

Ogni sasso, un cerchio. Ogni cerchio, un quadrato mancato. Ogni quadrato un sogno tentato.

 

G

Ieri

Nessuna

Onda

Destò

Eccezionalmente

Desiderati

Onori

Ma

Incorreggibili

Noiosi

Inutili

Cerchi,

Inarrestabilmente 

Sogno

 

Gianni Rodari lascia la parola sasso al suo destino, senza illudersi di averne esaurite le possibilità. 

Così lasciamo Gino De Dominicis ai suoi sogni tentati

Rodari leggeva Wittgenstein: “Le parole sono come la pellicola superficiale su un’acqua profonda”. 

Le storie, come i sassi, si cercano nuotando sott’acqua.

*(G. Rodari, Grammatica della fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie, Einaudi, “Piccola biblioteca”, Torino 1973).


ORIZZONTI DEGLI EVENTI

di ERMANNO CRISTINI

 

 

Il catalogo Gino De Dominicis. The immortal, della mostra omonima al MAXXI nel 2010, attende da tempo su un lato della mia scrivania. In copertina Tentativo di formare dei quadrati invece che dei cerchi intorno ad un sasso che cade nell’acqua. Il libro – o l’immagine di copertina –, calamitando il mio sguardo, nel tempo, è come se offrisse una sorta di resistenza a raggiungere il suo posto nella libreria. Talvolta le cose resistono e attendono non si sa bene cosa e perché, ma in questo caso il tempo sospeso del Tentativo… sembra giustificare la resistenza: bisogna aspettare con la pazienza fiduciosa di chi sa che prima o poi “accadrà”. O forse no, ma non è importante: conta l’attesa in quanto tale e la dimensione quasi magica dell’azione, collocate entrambe entro un indicibile. 

Nota Achille Bonito Oliva, il curatore del volume: “The work of visual art shows itself; a static and splendid black hole”. Nessuna affermazione è più appropriata per il Tentativo: un “buco nero”, che contiene il silenzio, la forma formante di una mancanza intorno alla quale si disegnano le “cose”. In fisica i buchi neri non sono osservabili direttamente bensì attraverso il loro limite osservabile, definito orizzonte degli eventi, ed è proprio la loro inafferrabilità ad attribuirne il valore prospettico.

Nel movimento “a cadere” dei sassi, in successione lentissima nell’acqua, si genera un movimento “a salire” degli occhi, puntati all’orizzonte – forse un orizzonte degli eventi – portando con sé un valore inevitabilmente profetico. Il Tentativo insieme a un altro “tentativo”, il Tentativo di volo, sono entrambi del 1969, una stagione attraversata dalla spinta di una generazione impegnata a “volere l’impossibile”. Profezia o utopia che fosse, quella stagione, almeno nella sua fase iniziale, esprimeva uno stato di libertà, e il lavoro di De Dominicis, in particolare nei Tentativi, costituisce un “colpo di reni” la cui molla sta nella piena consapevolezza dello sperpero. 

Imre Toth, a proposito di un’altra rivoluzione, quella non euclidea che tanto ha informato il pensiero moderno, scrive: “E non sussiste nessuna ragione pratica o scientifica che possa giustificare una simile evoluzione tranne la ragione del tutto irragionevole del suo stato di libertà”. È proprio la “ragione del tutto irragionevole” a muovere la poetica dei Tentativi e a distanza di oltre cinquant’anni, in una condizione di crisi dell’utopia è legittimo chiedersi se l’intui­zione dei Tentativi, fuori dalla mummificazione museografica, può costituire il fondamento di nuovi “colpi di reni”, di nuove profezie, magari con la forza di diventare utopie.

Se è vero, con Byung-Chul Han, che al presente viviamo una “tempo senza consacrazione” entro il baccano di un’ipercomunicazione in cui soffocano i nessi di senso, i Tentativi, e quello dell’acqua in particolare, segnano un ritirarsi nell’ascolto, il luogo di un silenzio estremo, il fondamento radicale di un’azione in cui forse è possibile trovare il filo per disegnare inediti paradigmi, e con essi, nuovi orizzonti degli eventi.